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HUGO CABRET Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 6 febbraio 2012
 
di Martin Scorsese, con Asa Butterfield, Ben Kingsley, Chloë Grace Moretz, Sacha Baron Cohen, Jude Law, Michael Stuhlbarg, Emily Mortimer, Helen McCrory, Ray Winstone, Christopher Lee (Stat Uniti, 2011)
 
Ma chi è questo Hugo Cabret al quale, sorprendentemente, Martin Scorsese dedica un film al culmine di una carriera da molti considerata somma nel cinema contemporaneo? E' un orfano dodicenne che si nasconde in una stazione della Parigi degli anni 30, che si preoccupa affinché continuino a funzionare tutti gli orologi del labirintico, immenso complesso, che alimenta il proprio talento meccanico cercando di rimettere in moto uno strano automa. La sola cosa che gli sia rimasta in eredità del padre scomparso. L'automa finirà per trasmettergli un disegno, quello di una luna colpita in un occhio da un razzo. E la favola del film (ispirata dal libro di Brian Selznick) si trasformerà allora in un omaggio fervente come pochi altri al cinema: poiché, guarda caso, vecchietto irascibile che gestisce il negozietto di giocattoli della stazione si chiama…George Méliés. Proprio come il padre dell'invenzione fantastica nell'infanzia del cinema, l'autore di IL VIAGGIO NELLA LUNA, che a partire dal 1920 era finito in rovina e, impossibilitato ormai a girare le sue meraviglie, aveva bruciato tutte le copie delle pellicole e aperto con la moglie una bottega anonima alla stazione di Montparnasse... La realtà storica ha allora raggiunto la fantasia: e da quel momento viaggeranno appaiate nel film.

Ma Scorsese? Quasi ce ne eravamo scordati, immersi com'eravamo nel favoloso ambiente ricreato dalle scenografie di un ormai mitico Dante Ferretti, dal ritmo dettato dalla sua compagna al montaggio dai tempi di RAGING BULL Thelma Schoonmaker, dalle musichette e costumi d'epoca alla Renoir e René Clair e, soprattutto, da una serie di effetti tridimensionali che la tanto discussa 3D sembra finalmente aver messo utilmente a disposizione di un creatore ispirato. Ma Martin Scorsese, l'ha spesso raccontato, è il ragazzino cresciuto nelle sale oscure di Little Italy, il cinefilo che riscopre il genio di Michael Powell, colui che tramite la sua World Film Foundation sta restaurando decine di pellicole di un patrimonio altrimenti in via di scomparsa, l'autore di documentari sapienti sulla storia del cinema. E' il cineasta che più di ogni altro ne rappresenta oggi la memoria. Più comprensibile, a questo punto, che HUGO CABRET sia qualcosa di completamente diverso rispetto non solo a capolavori come GOODFELLAS, L'ETA' DELL'INNOCENZA o CASINO, ma anche all'ultimo SHUTTER ISLAND: un film con due anime, anche se impeccabilmente fuse.

Dalla prima si può anche dissentire: le signore belle epoque con cagnolino, la graziosa fioraia corteggiata dal severo poliziotto dei tempi del burlesque, l'orchestrina che riattacca i temi douce france, interpretazioni come quella piagnucolosa del sempre monocorde Bon Kingsley, i due stessi giovani protagonisti, cosi perbenino da arrischiare di spedire il film dalle parti consensuali e babbonatalizie dell'AMELIE POULAIN versione Hollywood. Ma quando gira il vento della fantasia e la magia di Scorsese si fa malinconica e commossa, quando inizia a ricordarci quanto fosse follemente liberatoria quella di Georges Mélies prima che questi svendesse la sua celluloide per farne tacchi per le scarpe, allora i mezzi onnipotenti della tecnica odierna nelle mani di qualcuno capace di usarla senza volgarità esaltano il film. I disegni originali del pioniere dei sogni più fantastici si animano, ed è tutto un inimitabile immaginario che viene riesplorato grazie all'introspezione della 3D e dell'animazione digitale. Tutta la fede di un'epoca riaffermata a una generazione che forse l'ha perduta. Con l'orologio sul grattacielo al quale si appende dapprima Harold Lloyd, ma poi anche il ragazzino contemporaneo. O il treno dei fratelli Lumière che entra nella stazione di La Ciotat per terrorizzare non solo gli spettatori di allora: ma per scalfire la malizia di quelli tridimensionati di oggi.


   Il film in Internet (Google)

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